L’esaurimento dei Bitcoin inizia ad essere, per gli investitori, un discorso sempre più complesso e ha generato in diverse occasioni dei movimenti di mercato molto veloci, tale da portare a crolli e rinascite del Bitcoin, che ha sfondato il muro dei 10mila dollari prima di ristabilirsi a cifre considerate da “crollo”. Alla luce di tutti questi movimenti di mercato, però, c’è un vero e proprio dato che può assicurare gli investitori, che stabilisce una rarità della moneta virtuale stessa che difficilmente potrà essere intaccata nel breve termine. Stando a quanto evidenziato, infatti, l’ultimo Bitcoin sarà prodotto non prima del 2140.
Quando verrà estratto l’ultimo Bitcoin: il metodo per rendere la moneta virtuale rara
Se la paura dei venditori era quella secondo la quale i Bitcoin sarebbero stati esauriti nel breve termine, a causa di quella promessa di termine della produzione delle monete virtuale entro il 2021, gli investitori possono trovare una maggiore tranquillità da quelle assicurazioni che sono arrivate direttamente da Satoshi Nakamoto, il creatore del Bitcoin, che ha sottolineato il rallentamento del processo produttivo: i tre milioni di Bitcoin restanti, ne sono stati prodotti 18 milioni più o meno ad ottobre, verranno prodotti con un processo sempre più lento.
Per questo motivo, l’ultima moneta sarà prodotta soltanto nel 2140, a causa di un dimezzamento dei tempi che deriva dal dimezzamento dei premi per ogni miner. Garantire la rarità del Bitcoin è fondamentale sia per gli investitori che per i produttori della moneta virtuale che, per questo motivo, hanno deciso di impiegare più di un secolo per produrre tre milioni di monete (a fronte dei 10 anni impiegati per produrne, invece, circa 18 milioni).
Che cos’è l’halving e a che cosa serve?
Com’è possibile che tre milioni di monete virtuali possano essere prodotte in poco più di cent’anni, se i primi 18 milioni di monete sono stati prodotti, invece, in circa 10 anni? Questo processo di produzione lento arriverà con un dimezzamento costante dei quantitativi di monete prodotte, che porterà ad aumentare la rarità del Bitcoin e, di conseguenza, ad aumentare il valore della moneta stessa che – essendo volatile – dipende sì dall’interesse che viene mostrato sul mercato, ma anche dalle disponibilità della risorsa stessa.
Come scritto su criptovalute24, il terzo dimezzamento – dopo i due che ci sono stati in passato – avverrà nel maggio del 2020, e porterà ogni miner ad ottenere una ricompensa di 6,25 bitcoin per il completamento di ogni blocco, a fronte dei 12,50 che otterrà fino alla data stabilita. Di conseguenza, il numero di bitcoin che saranno estratti ogni giorno sarà anch’esso dimezzato, con il risultato di 900 monete virtuali prodotte quotidianamente.
Ne consegue che, ovviamente, attuando questo processo con dei dimezzamenti costanti si arrivi a quel termine stabilito del 2140, in cui sarà prodotta l’ultima moneta virtuale. Ma questo processo è davvero così tanto positivo? Se si considerano dei fattori prettamente economici sì, così come se si considera l’impatto ambientale minore che deriverà dal processo, che ovviamente permetterà un dispendio energetico minore a causa della minore produzione di queste monete virtuali stesse.